La riabilitazione in acqua, intervista all’ANIK

L’ANIK, Associazione Nazionale Idrokinesiterapisti, è un’associazione culturale che si è posta l’ambizioso obiettivo di fornire un contributo alla diffusione della riabilitazione in acqua attraverso una concreta attività di ricerca e di approfondimento di tipo didattico formativo e di pratica professionale.

Il metodo A.S.P.: Approccio Sequenziale e Propedeutico

In questo contesto rientra appunto il lavoro svolto finora dall’ANIK che, con una consolidata esperienza ha messo a punto una specifica e peculiare modalità riabilitativa in acqua detta “Metodo ASP (approccio sequenziale e propedeutico)” che si basa sulla successione graduale e propedeutica di diverse sequenze motorie e sull’applicazione delle leggi fisiche dei corpi in immersione in relazione ai principi neurofisiologici, al quadro clinico e alla condizione del paziente.

L’idrochinesiterapia, più che una tecnica o una metodica riabilitativa, è considerata una approccio valutativo e riabilitativo globale che sfrutta l’acqua come setting terapeutico e come elemento che determina modificazioni dei comportamenti biomeccanici, riorganizzazione delle interazioni sensomotorie e ristrutturazioni delle gerarchie funzionali del sistema nervoso centrale, al fine di raggiungere obiettivi specifici di recupero, tramite strategie terapeutiche, con tempi e modalità non sperimentabili a secco.

La riabilitazione in acqua è un approccio basato su un graduale e delicato adattamento nei confronti dell’ambiente “acqua” e delle leggi fisiche che lo governano. Le applicazioni dell’idrochinesiterapia possono essere estese a tutti i campi della riabilitazione e in particolare alle patologie ortopediche e reumatiche infiammatorie, come per esempio l’artrite reumatoide.

Tra le patologie ortopediche figurano in primo luogo quelle conseguenti a interventi chirurgici, per esempio di artoprotesi articolare, di ricostruzione legamentosa, di meniscectomia, oltre a interventi su scoliosi, su ernie discali oppure quelle conseguenti a esiti traumatici, come per esempio fratture ossee, lussazioni e distorsioni articolari.
Non devono essere dimenticate le algie vertebrali e le discopatie in fase acuta, subacuta, di mantenimento o cronica e le patologie degenerative, come per esempio l’artrosi e l’osteoporosi.
Il trattamento in acqua viene consigliato anche a pazienti con esiti di patologie neurologiche, tra cui i pazienti affetti da emiplegia o paralisi cerebrale infantile che presentano lesioni corticali e quelli affetti da atassia che mostrano lesioni cerebellari.

L’idrochinesiterapia è indicata anche nel caso di lesioni midollari dovute a paraplegia o tetraplegia, lesioni del sistema nervoso periferico dovute a paralisi ostetriche o poliomielite o nel caso di patologie infiammatorie come la sclerosi multipla.

In che cosa consiste il Metodo A.S.P. ?

L’approccio riabilitativo con il paziente inizia sempre con la valutazione e l’osservazione delle abilità motorie complesse e non, a terra.

Non esiste un modo standardizzato di lavorare con il paziente, ma il piano di lavoro che viene ideato si modifica giorno per giorno secondo un ordine sequenziale e propedeutico, si procede dal facile al difficile in scala crescente di difficoltà, per fare acquisire maggiori abilità a livello motorio.

Lo scopo dell’idrochinesiterapia è il riadattamento del paziente alla forza di gravità, riarmonizzando gradualmente in una visione globale tutte le forze che determinano la sua statica. Si sfruttano le proprietà fisiche dell’acqua (spinta idrostatica, resistenza idrodinamica, spinta di galleggiamento).
Secondo le logiche del Metodo ASP, è possibile incrementare o diminuire la difficoltà dell’esercizio facendo riferimento ad alcuni parametri, tra questi figurano l’uso dei ausili, di differente volume, ampiezza e disposizione, la variazione del livello dell’acqua che comporterà una maggiore o minore incidenza della spinta idrostatica sulla forza di gravità e viceversa, l’appoggio parziale del paziente su un sostegno fisso fino a giungere al galleggiamento, la variazione dei volumi polmonari attraverso un’adeguata respirazione e la variazione della velocità con cui viene proposto l’esercizio in acqua.

Mediante l’uso combinato dei suddetti parametri si avrà maggiore difficoltà e carico di lavoro. L’acqua come strumento riabilitativo ha lo scopo principale di associare le proprie proprietà fisiche ai principi neuromotori della riabilitazione, senza riprodurre ciò che viene fatto in ambiente gravitario, ma favorendo processi di apprendimento e possibilità di reclutamento di fibre motorie, lavoro propriocettivo e di equilibrio in un unico armonioso processo che solo l’ambiente microgravitario e l’attento lavoro individualizzato del fisioterapista possono ottimizzare.

Il Metodo ASP unisce i principi neuromotori conosciuti nella fisiologia (sommazione spaziale e temporale degli impulsi) usufruendo delle facilitazioni microgravitarie, seguendo sequenze di lavoro in acqua che si adattano agli esiti delle principali patologie neurologiche e ortopedico-traumatologiche.

Il termine approccio sta a rappresentare tutte le procedure per l’ambientamento, valutazione e acquaticità in relazione alle patologie trattate.
Sequenziale e propedeutico è invece il lavoro rieducativo in funzione degli esisti delle patologie. Sfruttando il binomio: fisica dell’acqua/principi neuromotori, si parte da una situazione facilitante che, con gradi diversi di apprendimento motorio e psicomotorio, può portare al massimo dei risultati consentiti in funzione delle attività fuori dall’acqua.

Quale pensa siano le prospettive dell’idroterapia in Italia?

Per molti anni in certi ambienti riabilitativi si è combattuta una guerra sterile e infruttuosa su quale tecnica neuroriabilitativa fosse più idonea per il trattamento degli esiti di una specifica patologia.
Questo ha portato a perdere di vista quelli che dovrebbero essere gli obiettivi primari di un iter riabilitativo e cioè la cura delle necessità fisiologiche principali, il raggiungimento della maggiore autonomia possibile, la ricerca di una buona qualità di vita, il reinserimento o inserimento nella realtà della vita sociale.

In linea con l’attuale pensiero riabilitativo, che vuole percorsi rieducativi sempre più protesi al funzionale e quindi al sociale, l’idrochinesiterapia in Italia ben si colloca in questo target per via della globalità intrinseca che porta in sè e soprattutto per la facile reperibilità di ambienti idonei e ben diffusi su tutto il territorio nazionale.
L’idrochinesiterapia è sempre più spesso considerata come indicazione riabilitativa grazie al rinnovato interesse da parte degli operatori della riabilitazione che, dopo aver inseguito per anni la modalità riabilitativa per eccellenza, hanno finalmente compreso la necessità di un approccio terapeutico olistico e globale ma pragmatico e finalizzato al raggungimento di obiettivi funzionali e di una buona qualità di vita. In questo contesto l’idrochinesiterapia riveste un ruolo importante poichè facilita il passaggio, una sorta di dimissione protetta, dallo status di paziente a quello di utente, magari di un centro sportivo con piscina.

Per questo, pur essendo contrario alle mode, vedo con molto ottimismo la diffusione dell’idrochinesiterapia come un efficace, fruibile ed economico strumento riabilitativo.

 

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