Paralisi ostetriche: l’idrokinesiterapia come supporto riabilitativo
Una obbiettiva e critica analisi degli attuali metodi di riabilitazione neuromotorie, oltre a mettere in luce le valenze riconosciute ne rileverebbe sicuramente i limiti di applicazione ed efficacia. Partendo dalla considerazione che in campo riabilitativo il termine “scientifico” dovrebbe assumere un significato relativamente al “metodo” piuttosto che agli auspicabili risultati ottenibili, un approccio più globale e multidisciplinare al paziente, sicuramente darebbe più valore ai diversi momenti riabilitativi, enfatizzando le diverse potenzialità acquisite. Questo breve preambolo per giustificare l’ingresso da qualche anno, a pieno titolo dell’idrokinesiterapia (Metodo A.S.P.- Approccio Sequenziale e Propedeutico) come metodo di supporto, ma spesso anche elettiva nel trattamento riabilitativo di molti esiti di patologie neuromotorie ed ortopediche.
In particolare parleremo di approccio riabilitativo integrato composto di sedute, di riabilitazione neuromotoria ed idrokinesiterapia, abbia portato dei tangibili risultati sia motori che cognitivi in due casi di paralisi del plesso bronchiale, uno da parto ed uno di natura traumatica in un soggetto adulto.
Ma su quali basi logiche, su quali principi fisici abbiamo cominciato ad utilizzare l’idrokinesiterapia con il metodo ASP, cerchiamo di capirlo attraverso questa breve analisi:
Obiettivi del trattamento:
- Anatomo funzionali
- Ideomotori
- Psicomotori
Obiettivi Anatomo funzionali
Evitare ipotrofia, aumentare il tono muscolare, limitare retrazioni, prevenire blocchi articolari e atteggiamenti di marcato compenso del tronco
Obiettivi Ideomotori
Prevenire la perdita di movimenti spaziali che possono instaurare un “neglect” su tutto un emilato corporeo. Mantenere e recuperare i movimenti spaziali residui sui tre piani dimensionali (arto d’aiuto), coordinare l’alternanza dei cingoli scapolare e pelvico nella deambulazione
Obiettivi Psicomotori
Favorire una migliore conoscenza del proprio corpo. Migliorare la manipolazione e la conoscenza degli oggetti in senso tridimensionale. Instaurare un nuovo alternativo e ricreativo momento di terapia che spezzi la naturale stanchezza del bambino nei confronti della pur indispensabile fisioterapia.
Come raggiungere tali obiettivi?
Sfruttando principalmente: la parziale e variabile assenza di gravità;
la possibile variazione dei volumi, sia polmonari che degli ausili galleggianti;
il concetto che l’acqua, rallentando i movimenti, ne facilita l’apprendimento;
la possibilità di aumentare o diminuire la resistenza variando la velocità di esecuzione degli esercizi ai vari livelli d’acqua.
Caso 1) A.G. 7 anni, paralisi ostetrica, in trattamento con terapia Vojta dalla nascita fino all’età di due anni, dopo un periodo di stop, da circa due anni effettua un iter riabilitativo che prevede l’alternanza di sedute di NFKT e di Idrokinesiterapia (Metodo A.S.P.- Approccio Sequenziale e Propedeutico) in piscina ottenendo dei buoni risultati che non voglio documentare in questa occasione per via del carattere divulgativo e non scientifico dell’articolo. Tali obiettivi raggiunti, sono relativi ad un aumento della spazialità articolare, al mantenimento di un buon schema corporeo, ad un migliore e più funzionale utilizzo dell’arto paretico.
Caso 2) A.R. 43 anni, due anni fa in seguito ad incidente di moto ha riportato una grave lesione del plesso brachiale, che ha compromesso in modo importante la funzionalità dell’arto sinistro, aggravata anche dai postumi di un lungo e doloroso intervento di neurochirurgia e di osteo sintesi alla clavicola, non andato inizialmente a buon fine. Considerata l’impossibilità di dare il purchè minimo carico sulla spalla, da subito ho pensato di alternare la pratica del Vojta inizialmente, del Kabat poi, a sedute di l’Idrokinesiterapia (Metodo A.S.P.- Approccio Sequenziale e Propedeutico) in acqua, ove le potenzialità maturate con gli esercizi “a secco”venivano più facilmente evocate e “spese” grazie alla parziale assenza di gravità. Oggi, dopo due interventi di trasposizione muscolare, eseguiti a Vienna dal prof.Millesi e dopo molta, molta terapia sia a secco che in acqua la paziente utilizza l’arto paretico di sinistra come arto di aiuto, lo flette a gomito ha acquisito un buon tono – trofismo muscolare, la spalla non è più scesa, riesce a spingere la maniglia di una porta, ma soprattutto non ha mai perso l’immagine dei movimenti ed il suo schema corporeo. Da alcuni giorni flette leggermente la mano sull’avambraccio tenendo fermo il polso.
È’ auspicabile che l’atteggiamento del fisioterapista, debba essere obiettivo al punto di ammettere che nessuna tecnica riabilitativa, per quanto famosa, buona, di moda e di facile applicazione possa rappresentare la soluzione unica. Per cui si rende necessaria una maggiore apertura mentale e collaborazione fra gli operatori sanitari ( medici, infermieri e fisioterapisti), depositari di diverse e specifiche competenze e specializzazioni, tutto ciò per legare on modo indissolubile una aspettativa di vita più lunga, grazie ai progressi della medicina , ad una migliore qualità della vita.
È indispensabile l’acquisizione di una ottica riabilitativa allargata, che partendo dalle cose certe, dimostrate, spazi alla ricerca non solo di risultati ma anche di nuovi “obiettivi”, non per forza o sempre, legati alla efficienza muscolare, per questo l’Idrokinesiterapia (Metodo A.S.P.- Approccio Sequenziale e Propedeutico) grazie alle considerazioni fatte si propone come un valido strumento riabilitativo nelle mani di sempre più preparati e lungimiranti fisioterapisti.